“Non mormorate tra voi”. Sono parole di Gesù, nel vangelo di Govanni, ai suoi contemporanei. La mormorazione non è soltanto una valutazione negativa, come pure non è soltanto una semplice critica. La mormorazione è, sostanzialmente, squalificare, disprezzare, rifiutare! Nel caso del vangelo di oggi le mormorazioni sono dirette a Gesù stesso.
“Non mormorate tra voi” sono parole di Gesù alla società europea che pensa di avere molte ragioni per declassare sottilmente, elegantemente e perfino accademicamente, Gesù e i suoi. Questo è un pensiero laico, di tono dogmatico ed altezzoso, che pretende di neutralizzare un’esperienza di fede viva e visibile. “Non mormorate tra voi”, sono parole di Gesù ai cristiani europei – siano essi vescovi, preti, frati, suore, laici- i quali, arrabiati, addolorati e frustrati per questa realtà, vivono un conflitto di dominio e di prestigio sociale.
“Non mormorate tra voi” sono parole di Gesù agli abitanti della Terra Santa dove la prossimità religiosa è evidente e bruciante, dove il dialogo interreligioso diventa più difficile e allo stesso tempo piu accessibile, dove evitare il rifiuto diventa quasi impossibile. “Non mormorate tra voi” sono parole di Gesù ai cristiani di Terra Santa perché i rapporti tra loro superino uno “status quo” formale e rispettoso, cosa importante ma, in fondo, che mantiene ognuno nella sua fortezza.
Gesù è il pane disceso dal cielo, un pane que non “mormora”, un pane que si lascia mangiare, un pane silenzioso che evoca una vita offerta in sacrificio, un pane che nutre in maniera diversa i rapporti umani, un pane amalgamato con il lievito della fede.
Noi stessi siamo mormoratori a causa delle nostre insicurezze e delle nostre paure. In definitiva, a causa della nostra mancanza di fede. Riconosciamo le nostre debolezze e lasciamoci alimentare come il poverino Elia, timoroso ed esausto, dagli angeli del cielo, poiché ancora è troppo lungo il nostro cammino nella fede.
“Non mormorate tra voi” sono parole di Gesù alla società europea che pensa di avere molte ragioni per declassare sottilmente, elegantemente e perfino accademicamente, Gesù e i suoi. Questo è un pensiero laico, di tono dogmatico ed altezzoso, che pretende di neutralizzare un’esperienza di fede viva e visibile. “Non mormorate tra voi”, sono parole di Gesù ai cristiani europei – siano essi vescovi, preti, frati, suore, laici- i quali, arrabiati, addolorati e frustrati per questa realtà, vivono un conflitto di dominio e di prestigio sociale.
“Non mormorate tra voi” sono parole di Gesù agli abitanti della Terra Santa dove la prossimità religiosa è evidente e bruciante, dove il dialogo interreligioso diventa più difficile e allo stesso tempo piu accessibile, dove evitare il rifiuto diventa quasi impossibile. “Non mormorate tra voi” sono parole di Gesù ai cristiani di Terra Santa perché i rapporti tra loro superino uno “status quo” formale e rispettoso, cosa importante ma, in fondo, che mantiene ognuno nella sua fortezza.
Gesù è il pane disceso dal cielo, un pane que non “mormora”, un pane que si lascia mangiare, un pane silenzioso che evoca una vita offerta in sacrificio, un pane che nutre in maniera diversa i rapporti umani, un pane amalgamato con il lievito della fede.
Noi stessi siamo mormoratori a causa delle nostre insicurezze e delle nostre paure. In definitiva, a causa della nostra mancanza di fede. Riconosciamo le nostre debolezze e lasciamoci alimentare come il poverino Elia, timoroso ed esausto, dagli angeli del cielo, poiché ancora è troppo lungo il nostro cammino nella fede.
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